Il monaco vietnamita Thich Nhat Hanh è uno dei principali uomini di pace del nostro tempo. Dai monasteri dell’Ordine dell’Interessere in Francia (Plum Village), Usa (Deer Park in California e Blue Cliff a New York), Germania (Eiab) o nei suoi discorsi in giro per il mondo, dalle sue radici zen ci propone la concretezza della pratica del riconciliarsi e del superamento della rabbia e dell’attaccamento. Una lezione di “presenza mentale” impegnata o applicata, ben aldilà di un buddhismo devozionale ed intimista.
Come i suoi amici Merton e Barrigan, ha sempre coltivato la poesia. In un gruppo di lavoro/pratica abbiamo tradotto in italiano dall’inglese le sue oltre 100 poesie del volume “Call me by my true names” (Parallax Press) inedite ancora da noi. Vi presento qui alcune mie prove, invitando a contattarmi chi fosse interessato al resto.
dalle POESIE DEFINITIVE: 1 – Il suono di un grande uccello; 2 – La bellezza della primavera; 3 – Molla presa; 4 – Una freccia, due illusioni; 5 – Respirando
IL SUONO DI UN GRANDE UCCELLO – THE SOUND OF A GREAT BIRD
Sul vecchio sentiero
tante impronte –
il profumo del tempo non sa di viola,
il profumo del tempo non è il colore del cielo.
Davanti a me polvere,
muschio sulle pietre aspre,
fuliggine sul legno antico –
il tempo non scorre.
L’illimitato è concentrato –
sopra la mia testa, il suono turbinoso di ali di uccelli di passo.
Nella sua mano si condensa il potere
di aprire o chiudere.
Lasciate che il vagabondo torni al punto di partenza.
Oggi mi ritrovo tutto solo
davanti a questi bivi
ohe offrono tutti apertura e chiusura,
salite e discese.
In un attimo sorprendente
l’eco delle epoche,
il suono dei passi in cammino,
proiettato verso il presente
mi scuote e
mi risveglia.
(trad. Paolo Giammarroni)
“Chi apre… chi chiude – questa è la Via”, dice un brano del Tao Te Ching. Ho scritto questa poesia insieme a “Un cenno” (Beckoning).
LA BELLEZZA DELLA PRIMAVERA MI BLOCCA LA VIA (ad un amore) – THE BEAUTY OF SPRING BLOCKS MY WAY
Lenta, calma arriva primavera
per permettere all’inverno di ritirarsi,
lento, calmo.
Oggi pomeriggio il colore del monte
si tinge di nostalgia.
Il terribile fiore della guerra
ha lasciato le proprie impronte –
innumerevoli petali di separazione e morte
in bianco e viola.
Con dolcezza, si riapre la ferita nel fondo del mio cuore.
Ha il colore del sangue,
ha la natura della separazione.
Quanto soffro: ho l’anima gelata.
Vibra il mio cuore come la fragile corda di un liuto
lasciato fuori in una notte tempestosa.
Sì, eccola, primavera è giunta.
Ma il lutto si può ascoltare chiaramente,
inconfondibilmente,
nei canti meravigliosi degli uccelli.
S’è appena formata la nebbia del mattino.
La brezza di primavera esprime
in un’unica canzone il mio amore e la mia disperazione.
E’ così indifferente il cosmo. Perché?
Nel porto io sono arrivato da solo
ed ora io resto solo.
Ci sono tanti sentieri che mi riportano a casa.
Mi parlano tutti insieme in silenzio. Io invoco l’Assoluto.
E’ giunta primavera
in ogni angolo, nelle dieci direzioni.
Purtroppo la sua canzone è solo la canzone
della partenza.
1951. Scrissi questa poesia appena 12 ore dopo essermi innamorato di una monaca. Accedava al tempio Vien Giac a Capodanno nel bel villaggio di Cau Dat sugli altopiani. Lei aveva 20 anni. Capimmo subito entrambi che volevamo restare un monaco e una monaca. Così decidemmo di separarci. Non fu facile. Fu possibile anche grazie alla fortuna di aver un sangha comprensivo. Solo 41 anni dopo, ho raccontato questa storia d’amore in un ritiro “dei 21 giorni” in lingua inglese a Plum Village , riflettendo sulla meditazione vipassana nella tradizione mahayana.
(trad. Paolo Giammarroni)
MOLLA LA PRESA – UNCLASP
Spiaggia deserta,
impronte sulla sabbia
cancellate dalla pioggia…
C’è un’ angoscia che viene da chissà dove
e deve ancora toccar terra.
Ma ecco sento un sussurro lontano
dai venti preziosi di Primavera:
e l’angoscia scompare.
1966. Pochi respiri consapevoli possono trasformare il senso di ansia. Inspiro, espiro e l’ansia – nuvola che vorrebbe atterrare su di me – svanisce.
(trad. Paolo Giammarroni)
UNA FRECCIA, DUE ILLUSIONI – One arrow, two illusions
Il fiume snoda il suo serpente verso il mare.
Domani, quando sarà il momento di andarvene,
vi chiederò di cantare forte
la canzone della nuova stagione.
L’eco della vostra voce mi consolerà
e mi guiderà almeno
per un buon tratto di cammino.
In realtà io non partirò mai.
Anche volendo, non arriverei da nessuna parte.
Se dovesse accadere, alla mia partenza
avrei lune, nuvole, venti e fiumi.
E all’arrivo ci sarebbero comunque
bambù viola e gialli crisantemi.
Una foglia,
un fiore,
ecco cosa sei.
Ecco perché siamo sempre stati insieme
prima del non-inizio.
In nessun modo potevo non star con te.
Ma tu non riesci a capire
e mi chiedi ancora della mia partenza.
Stamattina, quando luna e stelle
son tornate dal loro sonno profondo,
la Terra volle piangere.
Si è perduta per così tanti anni.
Anche tu, cara, dovresti piangere.
Le tue lacrime saranno cristalli (sei più bella quando piangi).
Le tue lacrime faranno dei deserti un verde giardino
su una Terra rinfrescata, dove coltivare boccioli di speranza.
Quando eravamo bambini, avevo voglia
di piangere ogni volta che tu piangevi.
Il sorriso della Terra (nostra Madre dalla verde capigliatura)
spinge uccelli e farfalle verso le foglie e i fiori.
Non siamo mai nati. Guarda
indietro, alla tua mente reale.
Il giorno in cui sono emerso dalla dimensione nascosta,
la mia immagine ti si è rivelata
grazie ai Cinque Elementi.
Ma presto l’immagine scomparirà e
tu dovrai cercarmi in ciò che
non è mai arrivato e
non è mai partito.
Cercarmi, cercarti,
sarà una gioia!
Ti ritroverai nel non-andare e non-venire.
Con una freccia, prenderai due illusioni…
trovando il non-andare e il non-venire dentro il samsara,
cioè acqua tra le onde.
Stamattina il mio sorriso è
per portarti l’eterna primavera.
Sii il Tathagata.
Sii Uno col sorriso.
Il giorno in cui penetrerai in quell’illusione,
troverai anche quel sorriso.
Nulla sopravvive e ancora nulla è perduto.
Stamattina le sorgenti e gli uccelli fanno il loro richiamo:
“Canta ancora, fiorellino”.
(trad. Paolo Giammarroni)
Questa poesia è dedicata a te, ai tuoi fratelli e sorelle di dharma, alla vita e alla morte. Tuo fratello ti ama e teme di perderti. Sa che puoi scomparire per la guerra o per ingiustizie sociali, nei panni di un lavoratore pieno di compassione: perciò ti chiede di lasciare indietro qualcosa da poter conservare e che l’aiuti nel suo cammino. Questa è la domanda più grande di tuo fratello:”Non sono mai nato e non morirò. Se puoi vedere la mia vera natura di non-nascita e non-morte, vedrai anche la tua natura.”.
Con una freccia così puoi prendere due illusioni, la sua non-nascita e la tua non-nascita.
Questa poesia fu messa al bando sia nel Nord che nel Sud Vietnam. Vi vedevano una forma di appello per un Vietnam neutrale, né comunista né capitalista.
NdT.
Cinque elementi. Le forme primarie di manifestazione dell’energia (Qi/Ch’i), dalle influenze tra Yin e Yang. Sono: Legno, Fuoco, Terra, Metallo, Acqua.
Samsara. Significa letteralmente“scorrere insieme”. Indica però “l’oceano dell’esistenza”, cioè ogni illusione del mondo materiale. Il concetto appartiene a tutte le religioni indiane a partire dalle Upanishad. Con l’accumulo di karma negativo, gli esseri si condannano ad una rinascita di sofferenza. Neanche l’eventuale rinascere ad un livello più alto, ci libera davvero. La strada è l’abbandono del ciclo (samsara), che può coincidere anche con l’idea di nibbana /nirvana.
Tathagata. Gioco di parole sia sanscrito che pali con cui il Buddha storico (Sakyamuni) sottolinea lo stato ontologico dell’Illuminazione, “Colui che viene” (Tatha-gata), ma anche “Colui che va” (Tatha-agata). Chi è andato oltre, non dipende più dai cinque costituenti l’esistenza o altri fenomeni, dentro cui pure si manifesta.
RESPIRANDO – BREATHING
Inspirando,
mi vedo come un fiore. Sono
la freschezza di una goccia di rugiada.
Espirando,
i miei occhi diventano fiori.
Guardami: ora osservo
con gli occhi dell’amore.
Inspirando,
mi sento una montagna
imperturbabile,
ferma, eppure viva,
piena di energia.
Espirando,
mi sento solido. Le onde
dell’emozione non possono
trascinarmi via.
Inspirando,
sono uno specchio d’acqua.
Rifletto il cielo
con fiducia.
Guarda: nel cuore
porto una luna piena, la luna
rinfrescante del bodhisattva.
Espirando,
offro il perfetto riflesso
della mia mente-specchio.
Inspirando,
sto diventando puro spazio,
senza confini. Non abbandono
progetti. Non ho bagagli.
Espirando, mi sento luna,
luna che veleggia nei cieli del massimo vuoto…
Io sono libertà.
(trad. Paolo Giammarroni)